La scuola dei genitori

di Cristiana Salvagni tratto da La Repubblica.it del 29/01/2016:

1Vanno a lezione per imparare il compito più difficile del mondo: fare i genitori. Sui banchi di scuola italiani si siedono sempre più spesso mamma e papà. Studiano come evitare i capricci al momento di andare a letto, far riordinare ai bambini la propria stanza o ottenere che un adolescente rientri all’orario stabilito.

Gli insegnanti spiegano loro il modo migliore per stabilire i principi della famiglia e poi farli rispettare, dal mangiare tutti insieme senza stare sempre attaccati al cellulare al non dire le parolacce. E la platea che sta a sentirli è sempre più vasta: i corsi di questo genere si stanno moltiplicando in tutta Italia.

Ad Arzignano, in provincia di Vicenza, ci sono in questi giorni centocinquanta genitori che la sera vanno all’auditorium dell’istituto medio Parise. Il seminario a cui partecipano, “Genitori in regola”, si compone di quattro incontri, si svolge dalle 20 alle 23, ed è finanziato dal comune e dall’azienda sanitaria locale. Ma ce ne sono molti altri, da Cagliari a Milano. La “scuola genitori” del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti viene organizzata a Piacenza, Riva del Garda, Bergamo, Cuneo, Genova, Filottrano, in provincia di Ancona, Roma: sono 4-5 incontri gratuiti, pagati dagli sponsor. Oppure serate che richiamano fino a 500 ascoltatori.

I corsi “Genitori in regola” e “Genitori 2.0” dell’educatore Marco Maggi sono in svolgimento a Montecchio Maggiore e a Piacenza.

Mentre la società Eikis organizza a Reggio Emilia delle full immersion di tre giorni (costo 990 euro più Iva), dal venerdì alla domenica: otto ore al giorno di lezioni molto pratiche in cui si affrontano tutti gli ostacoli che si possono incontrare dalla nascita ai 21 anni di vita dei figli.

Questi incontri trattano sì l’educazione di base, ma anche una miriade di situazioni potenzialmente problematiche: che fare in caso di coppie separate, famiglie allargate, figli troppo digitali, adolescenti inquieti, piccoli futuri bulli. Poi i dubbi quotidiani. Dare il tablet sì o no. Far dormire o meno nel lettone. Guardare un cartone prima di andare a letto. Stabilire un coprifuoco.

«Fare il genitore oggi è una cosa che non si improvvisa», spiega il professor Stefano Vicari, responsabile della Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù di Roma. «Madri e padri non si sentono più all’altezza del proprio compito. Perché siamo passati da un famiglia in cui era centrale il ruolo della madre, che seguiva passo passo con la sua presenza costante tutti i bisogni dei bambini, a una famiglia in cui mamma e papà vedono i piccoli molto meno e li parcheggiano dai nonni o dalle baby sitter. Quindi nel poco tempo che trascorrono con loro vogliono essere degli ottimi genitori, dare il massimo ».

È un ruolo che va studiato, provato, se necessario modificato in corsa. E il problema non è sentito solo da noi: è di due settimane fa la proposta del premier britannico David Cameron di far seguire ai genitori delle lezioni che insegnino a educare bene i figli, mentre a inizio settimana la preside di una scuola primaria di Darlington, nel nord dell’Inghilterra, ha inviato una lettera alle famiglie per chiedere a mamme e papà di accompagnare i bambini in classe non indossando, sotto il soprabito, ciabatte e pigiama ma con un abbigliamento appropriato, per dare il buon esempio ai figli.

Tanti genitori si avvicinano ai corsi spinti da una sensazione di disorientamento. Sentono che le regole applicate anni fa per loro non sono più valide né efficaci, ma non conoscono un altro metodo da applicare.

Alessandra Rollini è un avvocato milanese di 40 anni che per seguire i due figli di sei e otto anni ha lasciato la professione: «La mia generazione è spiazzata perché non ha riferimenti sulla gestione dell’educazione: ci rendiamo conto che i vecchi modelli autoritari, rigidi e punitivi non sono più applicabili. E abbiamo l’esigenza di trovare meccanismi validi di comunicazione con i figli, che non cadano però nel ribaltamento dei ruoli perché anche il genitore-amicone non va bene».

Lei per trovare una strada da seguire ha cominciato a frequentare la scuola genitori di Milano. «Uno strumento validissimo di confronto dove non ci si sente giudicati, magari è semplice buon senso ma mi ha aiutato molto. Per esempio nel mettere i nostri figli a letto: con mio marito la sera coccolavamo i due bambini un po’ a turno e i tempi si allungavano. Poi mi hanno spiegato che per la nanna è meglio avere vicino la mamma, più rassicurante. Mentre al mattino è più efficace il papà. Questo cambiamento ha tranquillizzato molto i bambini».

È fortissima l’esigenza di voler sapere come non sbagliare. «Incontro genitori terrorizzati alla sola idea di dover passare un pomeriggio con i figli», continua Vicari. «Pensano “Oddio, che faccio?”, hanno l’ansia di doverli intrattenere in qualche modo: con la musica, lo sport, le lingue, il bricolage. Ma il fatto che se ne rendano conto, che chiedano aiuto è molto positivo perché una buona educazione e una vita serena sono la prevenzione migliore per i disturbi mentali».

Fondamentale, in questo, stabilire e poi far rispettare delle regole. «Un bambino senza regole è un bambino senza freni, lasciato all’impulso del tutto e subito», spiega la psicoterapeuta Rosanna Schiralli, che da anni tiene incontri per genitori in tutta Italia.

Come stabilirle? «Devono essere chiare, condivise, inflessibili», spiega Matteo Lombardo, 46 anni, di Piacenza. Papà di due ragazzini di 15 e 12 anni e presidente di una associazione di genitori. «Il figlio deve avere anche la frustrazione di sentirsi rispondere un “no”, i no aiutano a crescere. E poi ci sono regole e regole: quelle che non si possono mai sgarrare e quelle che si possono negoziare, modificare. Come l’orario per rientrare a casa la sera, che può cambiare con il passare del tempo ».

Una raccomandazione importante è non avere mai paura di sbagliare. «Ogni genitore è la persona giusta per il proprio figlio, anche quando la relazione è problematica », spiega Livio Sgarbi, organizzatore dei corsi Ekis, due bambini di 8 e 13 anni. «Siamo tutti autodidatti. Ognuno può essere un ottimo padre o madre, a modo suo: quando si fa un errore, ciò che conta è affrontarlo con serenità ».

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